Sono Bachelor’s degree e Master’s degree in tutta Europa, ma in Italia hanno due nomi:
a) Diploma accademico di primo livello e Diploma accademico di secondo livello se conseguiti in una istituzione AFAM;
b) Laurea triennale e Laurea magistrale se conseguiti in una Università.
Nomina sunt consequentia rerum. Noi abbiamo da tempo posto la questione. Tutto nasce dal vulnus mai sanato della mancata e definitiva attuazione della legge 508/99, la legge che — seguendo il Processo di Bologna —, avrebbe dovuto portare tutto il sistema superiore di insegnamento delle arti (l’AFAM) nel sistema universitario, come è normale in tutta Europa. Così non è stato: da quasi un quarto di secolo siamo incagliati in mezzo al guado — un eterno vorrei-ma-non-posso — e a farne le spese sono gli studenti, italiani e stranieri, perché la discrasia delle denominazioni non consente di riconoscere come Bachelor’s o Master’s degree un titolo conseguito in Italia. L’AFAM insomma, con i suoi ben noti picchi di eccellenza, per tale motivo non è in grado di essere tanto attrattiva quanto merita, tanto quanto potrebbe. Eppure, basterebbe pochissimo. Eppure, è una riforma a costo zero.
PERCHÉ CONTINUIAMO A FARCI DEL MALE?