Nella trasmissione dello scorso 7 febbraio Presadiretta dedicata alle problematiche del reclutamento universitario, scandali ovviamente compresi, nell’intervista finale alla Ministra Cristina Messa (gli ultimi 5 minuti) la stessa si esprimeva per un superamento dell’Abilitazione Scientifica Nazionale in favore di un più semplice sistema di valutazione automatica dei titoli, che evitasse il passaggio per le forche caudine di una commissione non sempre trasparente e super partes. Una esternazione veramente apprezzabile anche per l’AFAM, se soltanto sapessimo cosa il futuro porterà riguardo l’Abilitazione Artistica Nazionale, di là da venire da oltre vent’anni.
Chi si fosse poi collegato l’8 febbraio alle ore 13.30 alla web tv della Camera dei Deputati per seguire in diretta l’audizione della Ministra Cristina Messa in merito al PNRR, avrebbe avuto la fortuna di ascoltare due pregevoli interventi delle onorevoli Frassinetti (minuto 30.47) e Piccoli Nardelli (minuto 49.30) con cui le deputate chiedevano conto di quanto previsto per l’AFAM. Nella risposta della Ministra – che prendeva la parola dopo un ampio numero di altri interventi, per rispondere a tutti – all’AFAM erano dedicati pochi secondi, nei quali si apprendeva:
1) che il regolamento sul reclutamento è in fase avanzata e dovrebbe essere inviato a breve al Consiglio di Stato;
2) che si sta discutendo dell’offerta formativa e della governance;
3) che il punto fondamentale per avvicinare l’AFAM all’Università è quello di definire un sistema di valutazione esterno di terzi che non può essere autoreferenziale, ciò influirà anche sui dottorati e dunque va individuato il percorso per l’accreditamento dei dottorati.
Inutile dire che mai la Ministra ha neppure sfiorato l’argomento dei tempi in cui queste epifanie sarebbero previste: tutte cose, ricordiamolo, già contenute nella legge 508/99, dunque legge da 23 anni, alle quali però non si è ancora data vita tramite gli appositi decreti attuativi. Il tempo, diceva Einstein, è relativo. Vale anche per l’AFAM.
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