Sono passati solo 23 anni dalla legge 508/1999 di Riforma di Conservatori, Accademie e ISIA e ancora oggi, questo settore strategico per l’arte italiana, manca di uno dei decreti cardine di questa riforma, ossia il Regolamento per il reclutamento dei professori. Lo scorso anno, sembrava che si fosse oramai a un passo dalla meta, con il parere favorevole del CNAM e il passaggio del testo al Consiglio di Stato. Poi, due sonore bocciature al Consiglio di Stato, hanno letteralmente tagliato le gambe alle speranze di poter vedere in tempi brevi l’approvazione di questo provvedimento essenziale per la normalizzazione della vita del nostro settore. Nel frattempo, è stata prevista una procedura cosiddetta “ponte”, ossia il DM 180/2023 (selezioni pubbliche a tempo indeterminato per titoli ed esami) e la quale sta generando non poche preoccupazioni per alcune criticità in essa contenute, sia per le istituzioni sia per il personale precario, che riguardano questioni essenziali come la pubblicazione di questi bandi, la formulazione delle commissioni ecc. A questo si aggiunga anche il recente provvedimento (DL 69/2023) ossia la procedura di stabilizzazione riservata per i docenti in possesso dei tre anni di servizio, che partirà soltanto dall’anno accademico 2024/25. Molte di queste preoccupazioni sono state messe recentemente in rilievo anche dalla relazione tecnica aggiornata al DL 69/23 e in cui si evidenzia quanto segue (p. 184):
– non sono previsti compensi per i commissari, considerata l’inapplicabilità del d.P.C.M. 24 aprile 2020 ai concorsi dei docenti AFAM, essendo tali concorsi al di fuori del campo di applicazione del d.lgs. 165/2001 e del d.P.R. 487/1994;
– le istituzioni AFAM, ai sensi dell’articolo 6, comma 4-ter, del DL 198/2022, provvederanno a partire dall’anno accademico 2023/2024 ad organizzare concorsi pubblici per il reclutamento di docenti, per cui la previsione di anteporre procedure di stabilizzazione ai concorsi pubblici consentirà di ridurne i costi vivi e organizzativi, comunque già a carico del bilancio delle istituzioni quali costi di funzionamento, considerato che procedure con un ridotto numero di partecipanti determinano un impatto ridotto rispetto a quelle aperte a un’ampia platea di potenziali candidati.
Siamo alla solita piaga aperta da vent’anni, una specie di ferita di Parsifal senza nessuna lancia del Graal all’orizzonte, senza speranza di redenzione. Vorremmo una vita professionale normale. È chiedere troppo?