Il Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale – meglio conosciuto col suo acronimo, CNAM – nasce nel 1999 con la legge di riforma delle Accademie e dei Conservatori, la celebre 508. Il CNAM è l’organo che pianifica proposte in merito ai criteri di programmazione, formulando pareri sui regolamenti e su tutto quanto concerne l’attività didattica, dal reclutamento del personale all’offerta formativa. Tale organo è stato cancellato nel 2013 e soltanto dopo vari passaggi parlamentari e pareri del Consiglio di Stato è stato ripristinato. I professori dell’AFAM, pertanto, hanno avuto la possibilità di poter votare online dopo quasi un decennio i propri rappresentanti dal 27 al 29 ottobre 2021. Orbene, dopo lo spoglio dei voti, regolarmente portato a buon fine, è però venuta meno la proclamazione degli eletti: il CNAM è nuovamente stato inghiottito nelle nebbie oscure dell’indistinto. Misteri dei Ministeri. Qualcuno ne ha notizie? Qualcuno l’ha visto? Ricordiamo che, senza il CNAM – omologo del CUN universitario: qualcuno si sognerebbe di abolire il CUN? Di indirne le elezioni facendolo poi sparire? – l’AFAM è ancora una volta mortificata: un pollo decapitato che corre senza testa, privo com’è del suo organo di più alta rappresentanza da quasi dieci anni.
Lo scorso 5 luglio il MUR aveva finalmente pubblicato l’ordinanza con cui erano state indette le elezioni da cui si evinceva che, una volta acquisiti i risultati, l’organo come da DM doveva essere nominato entro 30 giorni. Ora, pur comprendendo i tempi della burocrazia ministeriale – Bisanzio docet – facciamo davvero fatica a capire le motivazioni di questo ritardo, trattandosi a maggior ragione di votazioni online i cui risultati dovrebbero essere noti dopo qualche minuto di spoglio e non certo dopo mesi. Per l’ennesima volta, cui prodest? Non certo all’AFAM, che viene mantenuta in una condizione di menomazione. Che il CNAM sia disperso, stavolta per sempre, al punto che neppure Chi l’ha visto possa far qualcosa?
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