Lo scorso lunedì 18 ottobre si è svolto il Webinar organizzato dall’ANDA (Associazione Nazionale Docenti AFAM) intitolato Dottorati e ricerca nell’AFAM: esperienze internazionali e prospettive. Hanno presieduto i lavori il presidente dell’ANDA Antonio Caroccia e il coordinatore del gruppo di lavoro sulla ricerca Giovanni Albini. Tra gli intervenuti, Peter Dejans, direttore dell’Orpheus Institute di Gand; David Serkin Ludwig, direttore della divisione musica della Julliard School di New York; José Oliveira Martins, presidente e direttore della Sociedade Portuguesa de Investigação em Música di Lisbona; Margus Pärtlas, prorettore per le relazioni accademiche e la ricerca dell’Accademia Estone di Musica e Teatro di Tallin; Gianluca Cerracchio, Direttore generale degli ordinamenti e della formazione superiore e del diritto allo studio del MUR; Sabrina Saccomandi, direzione generale ricerca del MUR; Marilena Maniaci, componente del consiglio direttivo ANVUR, referente per il settore AFAM e le attività internazionali.
L’incontro è stato aperto da Antonio Caroccia che ha ricordato i recenti sviluppi normativi del settore. Le leggi 108 e 113 del 2021 (PNNR) rendono più vicina la definita attuazione della legge 508/99 nella parte che riguarda il terzo livello degli studi e la stesura di un regolamento correlato. Per tal motivo un incontro con i responsabili di simili tipologie di studi all’estero può essere uno stimolo importante per il settore. Dopo di lui ha preso la parola Giovanni Albini, che ha moderato l’incontro con gli ospiti stranieri.
Peter Dejans ha reso noto che l’istituto belga, istituzione indipendente fondata nel 1996, è l’unica nel suo Paese a rilasciare titoli di studio di terzo livello (dal 2004), fornendo un ambiente di ricerca di alta qualità per i musicisti, sia esecutori che compositori. Il fine principale dei percorsi di dottorato che si affiancano ad un articolato centro di ricerca è condurre un’attività fondata sulla pratica e sulla collaborazione, i cui esiti si ripercuotano nella cultura musicale. Ogni anno l’istituto riceve 60 domande, e ne vengono accettate da 5 a 10. Il percorso di studi è articolato in 4 anni e si svolge in collaborazione con prestigiosi partner nazionali (Conservatorio e Università di Anversa, Università e LUCA Campus di Lovanio) e olandesi (Conservatorio dell’Aia, Università di Leida, Conservatorio di Amsterdam). Attualmente studiano a Gent circa 50 dottorandi, e ci sono 40 Alumni di PhD di 18 diverse nazionalità. È stato inoltre approfondita l’importanza metodologica ed epistemologica che il centro promuove per l’attività di ricerca artistica, in cui sperimentazione, riflessione e informazione caratterizzano il progetto di ricerca individuale.
David Serkin Ludwig ha iniziato il suo intervento esprimendo soddisfazione per un incontro che lo pone in contatto con colleghi europei, con cui afferma mancano occasioni di interagire. La Julliard, che ospita 650 musicisti e 80 ballerini, rilascia dal 1966 DMA, diplomi di Doctor of Musical Arts di durata variabile tra i 3 e i 4 anni, con una spiccata propensione per la performance visto che sono legati alla prassi strumentale e compositiva. Ludwig sottolinea però che la distinzione negli Stati Uniti tra PhD e DMA stia progressivamente svanendo, e i modelli associati ai due percorsi stiano gradualmente convergendo verso una fusione che si intravede vicina. A questo proposito è da notare la ricchezza delle collezioni di manoscritti della Julliard e la qualità della biblioteca diretta dalla vicerettrice Jane Gottlieb, una figura leggendaria nella biblioteconomia musicale d’oltre oceano. A dispetto dei costi dell’istruzione statunitense, il programma dottorale è gratuito, come è gratuita la frequenza di oltre il 90% degli iscritti, grazie alle sovvenzioni dei privati.
José Oliveira Martins si è soffermato principalmente su questioni di natura filosofica e metodologica. Ha sottolineato che quella che dirige è una società piuttosto unica nel panorama vuoi d’Europa, vuoi d’America, visto che è statutariamente dedicata alla ricerca senza distinzione tra ricerca artistica e scientifica. È stata sottolineata la tensione tra specializzazione e interdisciplinarietà nei percorsi di ricerca, con una marcata preferenza per quest’ultima, nel solco delle cosiddette «arti del tempo» (musica, teatro, cinema), le performing arts. In verità la ricerca è aperta anche alle scienze umane, e non manca di porsi il problema della differenza tra ricerca scientifica e artistico-musicale e delle virtuose intersezioni possibili.
Margus Pärtlas è intervenuto segnalando come la sua accademia sia l’unica di quel tipo in Estonia, giuridicamente una vera e propria università pubblica. Fondata nel 1919 ha circa 560 studenti che frequentano corsi universitari (BA, MA) e di dottorato (PhD). Dal 2004 55 studenti hanno completato cicli di dottorato, che si suddividono in 2 programmi (Musicologia; Musica e Arte Drammatica), con 5 studenti accettati ogni anno per 4 anni di studi. È presente una borsa di studio che consente di concentrarsi interamente sulla ricerca e inoltre sono forniti fondi e risorse aggiuntive per attività esterna. Il percorso di studio prevede – oltre alla stesura di una tesi di circa 80.000-100.000 caratteri – una produzione artistica per anno collegata al tema della ricerca condotta. Molte sono le collaborazioni con altre istituzioni estoni, con festival del Nord Europa, con l’EPARM (European Platform for Artistic Research in Music). Dal 2022 sarà inoltre introdotta una nuova figura di ricercatore junior a sostegno dell’attività di ricerca.
Conclusasi la prima parte dell’incontro con quest’ultimo intervento, è iniziata la parte successiva, moderata da Antonio Caroccia, con gli ospiti italiani. Gianluca Ceracchio ha sottolineato l’importanza di conoscere quanto già realizzato all’estero in questa fase in cui si è passati dalla vecchia denominazione della legge 508/99 di un terzo livello di studi AFAM concepito come «formazione alla ricerca» ai recenti «dottorati di ricerca» tout-court così come previsti nell’emendamento Nitti-Carbonaro nel disegno di legge sulla ricerca e sul reclutamento universitario. Ceracchio ha ricordato pure il DM 45/2013, riguardante la riforma dei dottorati universitari. Il PNRR cita le istituzioni AFAM soltanto per quanto riguarda un finanziamento per l’internazionalizzazione, ma di fatto si è deciso che laddove il PNRR parla di finanziamento di borse di dottorato si intenda incluso anche l’AFAM. La riforma universitaria deve avvenire entro il 31/12/2021, e con essa può passare la norma che introdurrà i dottorati AFAM.
Sabrina Saccomandi è intervenuta a nome della direzione ricerca del MUR, cioè dell’organismo che sarà il soggetto attuatore dei dottorati AFAM. Avrà il compito di veicolare borse di studio dottorali in aree innovative, in sinergia sia con le università che con l’ANVUR.
Passando la parola a Marilena Maniaci, Antonio Caroccia ha ricordato come la direzione generale ricerca si occupi anche dei PRIN, come la piattaforma per l’inserimento dei form dei PRIN sia in attesa di essere adeguata alle esigenze dell’AFAM, come infine manchino valutatori AFAM per i progetti PRIN.
Marilena Maniaci ha tracciato il panorama di ciò che sarà il processo che condurrà ai dottorati AFAM, un settore che aspetta ormai da 22 anni che la riforma 508/99 arrivi a compimento. Si è finalmente concretata la volontà di dare corso a un processo di implementazione del terzo ciclo. A livello terminologico si supera finalmente una divisione ingiustificata tra mondo dell’università e dell’AFAM, relegata inizialmente a una «formazione alla ricerca» che è finalmente diventata ciò che deve essere. È una sfida, quella dei dottorati, che tocca direttamente l’ANVUR il quale, per diventare membro effettivo dell’ENQA – The European Association for Quality Assurance in Higher Education – in un processo cominciato nel 2018, deve impegnarsi nella riforma dei dottorati universitari, inserendo in questo disegno anche i dottorati del sistema di insegnamento artistico, cioè l’AFAM. Il sistema dovrà essere coerente, con un approccio partecipativo armonizzato con l’Università.
Il passaggio più importante dell’intervento di Marilena Maniaci si è avuto alla fine, quando ha assicurato che, così come tra gli esperti valutatori del sistema AFAM ci sono professori universitari, così a breve il profilo dei valutatori delle università sarà aperto ai docenti AFAM. Infine, si prevede a breve l’apertura dei lavori di un gruppo di ricerca col mandato esplorativo di tracciare criteri di valutazione ex ante ed ex post della ricerca.
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