L’Atto di indirizzo che il MUR ha inviato all’ARAN come base d’avvio per la prossima contrattazione è una novità meritevole d’apprezzamento. Finalmente si torna a parlare di permessi artistici, di anno sabbatico, di disciplina delle attività extra-insegnamento; di utilizzo della formazione come strumento di valorizzazione per consentire al personale di affrontare il complesso percorso di riorganizzazione delle funzioni in atto; di disciplinare la ricostruzione di carriera con riferimento al servizio pre-ruolo e alla luce della giurisprudenza.
Tutto ciò premesso, bisogna evidenziare come sarebbe possibile apportare alcuni significativi miglioramenti nell’ambito del sistema AFAM, che finalmente sembra poter percorrere lo spazio – ampio – che ancora manca al compimento della riforma, ormai iniziata oltre 21 anni addietro, e non ancora completata.
La criticità più importante del documento presentato è che non vi si fa menzione dell’adeguamento salariale dei docenti, che rimane ben lontano dai livelli raggiunti dai docenti universitari italiani, nonché da coloro che insegnanonegli altri Conservatori europei, una sperequazione inaccettabile che occorre sanare quanto prima.
Sarebbe opportuno poi dotare le strutture AFAM di solidi sistemi Wi-Fi che consentano alla totalità degli utenti l’accesso alla rete Internet. Al momento le limitazioni sono pesanti: occorrerebbe ripensare tutta l’infrastruttura telematica presente. In questo senso, più che – o forse oltre – sarebbe indispensabile prevedere in ogni istituzione almeno un tecnico specialista delle reti, in maniera da poter sempre avere figure in grado di intervenire a supporto di un’infrastruttura di cui la recente pandemia ha svelato una volta per tutte la vitale necessità. Per il profilo di accesso alla figura di “Direttore di biblioteca” bisognerebbe prevedere non solo la tassativa conoscenza della musica, ma anche quella biblioteconomica e musicologica – verificando che siano stati conseguiti i titoli accademici di riferimento – nonché solide basi tecnico-amministrative per la corretta gestione di queste istituzioni.
Inoltre, manca qualunque riferimento a figure essenziali nelle Università di cui le istituzioni AFAM, invece, sono completamente prive: parliamo del personale tecnico-amministrativo preposto alla presentazione di progetti di ricerca, un tipo di personale che è già diventato indispensabile da questo stesso anno – con la possibilità per le istituzioni AFAM di presentare progetti PRIN – che sarà sempre più importante, anche in vista dell’attivazione dei percorsi di terzo livello con uffici dedicati ai dottorati e alla ricerca.
La valorizzazione del merito è un altro punto di pregio dell’Atto di indirizzo, ma non si parla del merito dei docenti. Cardine fondante di qualunque ambito, ma più che mai di quello artistico- musicale, andrebbe applicato anche ai ruoli della docenza, e la leva economica sarebbe un ottimo incentivo individuale per elevare il livello delle singole performance.
Per quanto riguarda il “lavoro agile” degli insegnanti – cioè la Didattica a distanza (DAD) –, è necessaria una regolamentazione che chiarisca le opportune differenze anche di impegno e di orario tra didattica in presenza e a distanza, laddove la seconda sia effettivamente erogata.
Nell’atto di indirizzo si parla di «definizione del profilo della docenza nel coordinamento e organizzazione nei progetti di ricerca oltre l’attuale impegno orario», ma non si parla di attribuzione al docente (o a gruppi di docenti) di fondi per la ricerca e di assunzione di responsabilità del loro utilizzo. Sono due punti di primaria importanza: non si fa ricerca senza fondi – l’esperienza delle Università è lì a dimostrarlo –, e l’assunzione di responsabilità non solo nella loro gestione, ma nella gestione di interi gruppi di lavoro, meriterebbe di essere non soltanto menzionata, ma anche retribuita.
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