Trascorsi ormai due mesi dai pareri del Consiglio di Stato che bocciavano sonoramente i regolamenti relativi agli ordinamenti didattici e al reclutamento, è arrivato il momento di una riflessione articolata.
Il decreto sul reclutamento era, forse, il più atteso. Ricordiamo che nell’AFAM non sono banditi concorsi nazionali dal 1990, con tanto di pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», e si procede per graduatorie d’istituto che da sempre mostrano criticità non indifferenti, lasciando spesso spazio nel reclutamento dei docenti a commissioni guidate da criteri non sempre omogenei, che per giunta espletano i lavori in archi di tempo che possono arrivare a superare – di molto – l’anno.
C’è chi vede in questo il migliore dei mondi possibili. C’è chi si ostina a pensare che si possa sempre far meglio, e non è giusto sacrificare sacrosante aspirazioni sull’altare delle rendite di posizione.
Facciamo perciò l’unica cosa che è possibile fare: avanziamo qualche proposta per aprire un dibattito, cercando di migliorare quelle graduatorie d’istituto che, ormai è chiaro, ci accompagneranno per lungo tempo.
Per esempio:
1) è possibile rendere chiari fin dall’inizio, nel bando, i criteri e i punteggi di valutazione dei titoli artistico/scientifici;
2) è possibile fare in modo che una volta emessa la procedura – se non annullata in autotutela – porti tassativamente a una graduatoria nel limite massimo di sei mesi, pena la decadenza del bando e il rimborso raddoppiato degli eventuali oneri di segreteria.
Tanto vale essere realisti: ripariamo la bicicletta che deve continuare a far chilometri, in modo da poterli percorrere in serenità e sicurezza.
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